Postfazione
Protagonista e voce narrante di questo romanzo è Léontine Lucile Grouvelle, francese, moglie del famoso pittore italiano Giuseppe De Nittis. Ho voluto ‘figurare’ il soggetto femminile di Léontine come entità che si autorappresenta per doti e aspirazioni personali, (più che essere moglie del grande De Nittis) e che vive la propria esistenza di donna, se pur privilegiata, entro gli schemi socioculturali del virocentrismo ottocentesco. Lo scenario storico entro il quale si svolge la vita dei coniugi De Nittis evidenzia pregiudizi comuni a tutti i paesi europei nel pensare il ruolo sociale della donna, seppure in quegli anni andassero emergendo in molti di essi rivendicazioni e trasformazioni decisive per la ricollocazione sociale del simbolico femminile. I pochi giudizi su Léontine, tutti di uomini, ne traducono un’immagine poco gratificante: carattere furbesco, possessivo, indagatore (Edmond De Goncourt), se non intransigente e aggressivo. In ogni caso, ella fu una madre presente e attenta per l’unico figlio, Jacques, avendo perso la prima figlia, Teresa, a pochi mesi dalla nascita. Custodì gelosamente i quadri e i ricordi del marito (211opere e 150 libri con dedica, donati al pittore da personalità del tempo), in seguito alla morte improvvisa di questi, il 21 agosto del 1884, all’età di trentotto anni, per donarli al comune di Barletta. Visse, quindi, in condizioni al limite dell’indigenza, in un appartamento al n.3 di rue Descombe a Parigi, dovendo saldare un debito residuo, contratto dal marito, di circa cinquantamila franchi. Costretta a vendere ora un mobile ora un gingillo per poter mangiare, la vita di Léontine si spense, nel silenzio e nell’indifferenza, il 17agosto del 1913, all’età di sessantanove anni, dopo aver subito anche il dolore della perdita del figlio, stroncato dalla tubercolosi nel 1907, a Cannes, dove esercitava la professione di medico.
È il 29 aprile del 1869 quando Giuseppe De Nittis e Léontine Lucile Grouvelle si sposano. Lui, italiano emigrato a Parigi, diventerà uno dei personaggi di spicco della pittura del Verismo e dell’Impressionismo, lei seguirà con dedizione l’attività del marito, favorendone la completa assimilazione entro la cultura e la società francese. In possesso di qualità culturali, ambizione e senso pratico, pur essendo di origini modeste, Léontine consentì stabilità economica e familiare, curando per il marito la corrispondenza e le relazioni, se non altro per la padronanza della lingua francese. La sintonia dei due personaggi fu, secondo alcune testimonianze, perfetta: “De Nittis e sua moglie si adorano. Sono entrambi così giovani, ospitali, cordiali e gioviali, semplici e al tempo stesso amici”, scrive Charles Bigot. Diversamente si apprende, dal diario di Edmond DeGoncourt, di una lettera di Léontine al marito in cui ella lamenta la poca assiduità del marito a casa e, poiché questi le aveva detto che se fosse avvenuta una separazione fra loro, le avrebbe tolto il figlio, lei gli annunciava che si sarebbe uccisa. Restano, in ogni caso, scarse notizie sulla vita giovanile di questa donna, sui suoi studi, la sua formazione e le sue amicizie, se non quelle riesumabili entro le maglie della vita del celebre marito. Si sa che, dopo la morte della madre, visse con il signore e la signora Gustave Morin, costumisti del teatro della Porte St. Martin, che fornivano i costumi ai pittori. “Mi volevano molto bene e avevano perfino il desiderio di farmi entrare nella loro famiglia”, è scritto nelle note manoscritte da lei consegnate a Vittorio Pica, primo biografo di De Nittis. Dotata sicuramente di un’ottima preparazione culturale di base, Léontine dovette, con tutta probabilità, ampliare le conoscenze da autodidatta, come spesso accadeva a quel tempo, se tradusse in francese La vita militare di De Amicis, compose una commedia teatrale, Pulcinella signore e, dopo la morte del marito, pubblicò una serie di romanzi, tra cui “Flora Fuchs”, recensito da Anatole France, “Le bel Orlando”, “Le crepuscule de Don Juan”, “L’argent e l’amour”. Curò, in fine, Notes e souvenirs du peintre Joseph De Nittis, per il quale ottenne nel 1896 il Prix Lambert, ex equo con Jacques Fréhel. Ho attinto prevalentemente da quest’ultimo scritto per l’elaborazione di questo romanzo.
V’è chi riconosce che il debito di riconoscenza nei confronti di Léontine non sia stato ancora colmato. Restituire, attraverso la narrazione, il diritto di parola al soggetto femminile, connotato sempre come ‘al fianco di un uomo’ o come ‘non uomo’, penso sia indispensabile per ripensare il potere: da luogo in cui si manifestano esclusivamente forze visibili e combattive, secondo parametri funzionali al dominio maschile (in arte, cultura, economia, politica, religione), a rete invisibile di effetti e affetti interrelati, che in particolar modo le donne praticano da secoli, nel desiderio di divenire soggetti riconosciuti e riconoscibili, talvolta riuscendovi, ma rischiando costantemente l’omologazione entro quei parametri.